20.12.11

PROFUMO MAGICO

    Ecco, era proprio quel profumo acquistato in preda ad un violento attacco di shopping compulsivo, che mi stava facendo uno stranissimo effetto.

   Quella sera, tornata a casa e dopo una doccia rigenerante avevo deciso di provarlo. Appena spruzzato, ho iniziato a ridere come una pazza, ho preso a saltare, a fare le capriole sul tappeto al centro del salone e a cantare, a guardarmi allo specchio. Lo specchio appunto. L’immagine che rimandava nulla aveva a che fare con la donna di settant’anni che ero. Intanto quella splendida ragazza di anni ne aveva venti, era più magra di me di trenta chili. I suoi capelli lunghissimi biondi e lucidissimi. Me li toccavo in effetti e li sentivo. C’erano! E’ stato in quell’istante che ho realizzato: ero io da ragazza! O meglio: quello che avrei sempre voluto essere.
   Ho deciso così di approfittarne immediatamente e cambiarmi (un pareo colorato avrebbe fatto al caso mio)e fare un giro sotto casa. Le vie del centro storico pullulano di ragazzi della “mia età” tutti molto carini; là sicuramente avrei trovato qualcuno con cui fare l’amore. Non ero mai stata con un uomo. Nessuno, dico, nessuno, ci aveva mai provato. Neanche per sbaglio.

   Arrivata nei pressi del primo dei tanti baretti del quartiere, ho notato che un gruppetto di ragazzini  bloccato sulla soglia del locale mi fissavano a bocca spalancata. Li sentivo parlottare ed erano tutte (ci avrei giurato!) frasi di stupore e meraviglia per la mia bellezza.
   Fra quei giovincelli ce n’era uno che ha attratto la mia attenzione e mi ha fatto sentire una tredicenne al suo primo amore. Quanto tempo era passato? Beh! di certo non era quello il momento per pensarci, bisognava invece abbandonarsi a quelle elettriche sensazioni che stavano alimentando la mia devastata autostima.
   Rimanevo in attesa che succedesse qualcosa. Quel ragazzetto superava di gran lunga la più ottimistica delle mie speranze.
   D’un tratto l’ho visto farsi avanti mentre gli altri con un coro soffuso di voci lo incoraggiavano.
   In un attimo me lo sono ritrovato a due centimetri dal viso e ho potuto contemplarne i tratti affascinanti. Aveva spalle larghe, gambe lunghe e muscolose (portava dei pantaloncini corti), e delle labbra talmente belle che mi veniva quasi l’impulso incontrollabile di morderle, ma l’educazione rigida (ero pur sempre una donna d’altri tempi), me lo impediva. Lui non ha proferito parola, mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha presa per mano conducendomi verso i bastioni.
   Abbiamo percorso gradini e gradini sino a sbucare su una spiaggia, di cui ignoravo l’esistenza.  
   “Dai vieni”, mi ha detto lui trascinando in mare una barchetta azzurra. Ho pensato fosse un pescatore; conoscevo molti pescatori che da lì ogni giorno partivano  all’alba per andare a procacciarsi il pane quotidiano.
   La barca era senza motore. Mi facevo placidamente trasportare dal rumore prodotto dai remi che frangevano l’acqua e dall’odore dell’aria salmastra.
   Arrivati a Capocaccia, sotto la grande roccia, il giovane ha tratto i remi in barca e gettato l’ancora. Quindi mi si è fatto vicino. Sentivo l’aroma che emanavano i suoi capelli lunghi raccolti in una coda bassa. Ha appoggiato la sua mano sul mio viso e posato le sue labbra sulle mie.
   Erano emozioni del tutto nuove per me anche se avevo letto tanti libri sull’argomento.
   Sono trascorse delle ore, con lui che mi teneva stretta e mi sussurrava parole d’amore.
   All’alba mi sono stropicciata gli occhi sentendoli subito familiarmente rugosi. Mi sono voltata sul mio lato sinistro e l’ho scorto addormentato di fianco a me.
   Così sono andata con la destra a cercare la chioma lunghissima e setosa che soltanto poche ore prima mi ricadeva dolcemente sulle spalle. Al suo posto tastavo un’ispida capigliatura. Non ancora convinta, ho portato le mani sulla pancia e l’ho sentita prominente e molliccia. Non avevo uno specchio ma il mare limpidissimo e piatto poteva adempiere a quella crudele funzione.
   Mi sono sporta verso l’acqua e (ahimé!) ho visto riflessa l’immagine di una vecchia con dei radi capelli grigi, e un seno abbondante e cadente.
   Intanto gli occhi del mio piccolo amore andavano schiudendosi, per quanto a fatica.
   E ora? Mi son detta, chi glielo dice a questo dell’effetto-profumo e tutto il resto?  
   Prima che la magia virasse in tragedia ho afferrato un remo e gli ho assestato un discreto colpo in testa per fargli perdere i sensi, quindi mi sono messa ai remi. Avrei fatto qualunque cosa purché il mio dolce principe non scoprisse l’amara sorpresa. E io volevo a tutti costi risparmiarmi l'umiliazione. Urgeva tornare immediatamente a casa e spruzzarmi un’altra consistente dose di quel miracoloso profumo.
   Ho vogato per mezz’ora, non sembravo neanche una vecchietta. Tornata alla spiaggia ho tirato in secco la barca e ho iniziato a correre.
   Cinque minuti dopo ero al sicuro, ancora una volta di fronte alla mia amata boccetta di profumo.

 Laura Niolu

2 commenti:

  1. Un pizzico di magia in una storia dai risvolti malinconici. Brava Laura
    Luisella Sa

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  2. Mamma mia che fortuna che non si sia risvegliato!Una storia simpatica e malinconica!

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