7.6.12

Ma cosa passa per la testa dei poeti?

(Riflessione semiseria, blasfema e irriverente, sopra un verso di Montale.)


Tutti noi conosciamo il bellissimo Osso di seppia

“Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato. 

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.”

Ma nel penultimo verso, questa poesia contiene un evidente errore grammaticale:

“Codesto solo oggi possiamo dirti……”

La grammatica italiana prevede infatti che l’uso del dimostrativo codesto (aggettivo o pronome) sia da riservarsi a designare qualcuno o qualcosa vicino a chi ascolta e lontano da chi parla. In questo caso Monty avrebbe platealmente toppato! Licenza poetica? Sì, ma avrebbe potuto usare :

“questo soltanto oggi possiamo dirti…”

Rispettando metrica e grammatica senza, mi sembra, rinunciare alla poesia del verso, ma questo è un parere personalissimo, di un profano che timidamente osa domandare perché ( è dura ! Sono sicuro che Monty la sapeva lunga e se l’ha fatto avrà avuto le sue buone ragioni).
Qualcuno si sente di avanzare qualche ipotesi?
Mi ritiro viscidamente nell’ombra sperando di sfuggire alla condanna per blasfemia.
Ciao a tutti
Riccardo

3 commenti:

  1. Caro Riccardo, mi dicono che esiste un uso di “ codesto” definito “ narrativo”. Si ha quando uno scrittore o un poeta offre alla nostra attenzione o alla nostra riflessione, cioè porta davanti a noi lettori, una sua descrizione o una considerazione o un giudizio … Ciao, Rita

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  2. Carissima Rita, capisco il senso (anche se mi pare un po' tirato per i capelli) di quest'uso narrativo di "codesto" ma non sono riuscito a rintacciarlo da nessuna parte. Sai darmi qualche indicazione più precisa: sono curioso!
    Ciao. Riccardo

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  3. Ciao Riccardo, eccoti la citazione e l'indicazione del testo di riferimento :
    «Esempio: uno scrittore parla di un palazzo, e prosegue: “In codesto palazzo vivevano …”. È un codesto contestato; ma lo scrittore ha ragionato così: “Certo, sarà questo o quel palazzo, ma parlandone e descrivendolo io, o lettore, l’ho proposto alla tua immaginazione, te l’ho messo davanti, sotto il naso, quindi è vicino a te, è codesto”. Se non si dà per buono un discorso del genere, con i suoi codesto non si salverebbe nemmeno il fiorentino Emilio Cecchi […]. E poi il codesto o cotesto narrativo ha un’anzianità autorevolissima.» (Luciano Satta, Scrivendo e parlando, Firenze, Sansoni, 1988). Alla prossima, Rita

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