9.6.11

La salvaguardia della cultura in Italia e in Canada

                                     
Foto di Genevieve Gagné

Il due maggio di quest’anno il governo conservatore di Stephen Harper ha vinto la sua scommessa: il Primo ministro Canadese è finalmente riuscito ad avere la maggioranza alla Camera. Una vittoria molto attesa perché dal 2006 i conservatori speravano di governare liberamente senza edulcorare le loro decisioni e convinzioni. 



E’ trascorso poco più di un mese e la gestione dell’economia che pone  al primo posto la riduzione del debito pubblico vede relegata  all’ultimo posto la cultura che già aveva subito un paio di tagli quando il governo era minoritario. Questo avviene sopratutto nella parte francese del Canada, il Québec. La cultura è l’ossigeno della cultura quebechese stretta nell’enorme bacino anglofono che rischia di soffocarla. Oggi come oggi, noi francofoni abbiamo più visibilità a Cannes che nel resto del Canada, abbiamo una cultura musicale immensa tanto da esportarla in Francia e la nostra televisione vanta una vasta produzione di telefilm.
Alla salvaguardia di questa cultura noi teniamo come gli americani tengono alla loro Costituzione. Il problema è che molti posti di governo
sono occupati da politici imbevuti di  cultura americana i quali non vedono alcuna utilità nel coltivare e finanziare espressioni culturali che da questa si distacchino.

In Italia, non c’è questo problema. Credo che la “Cultura italiana” non rischi l’estinzione per la semplice ragione che l’Italia in se è cultura. Quando uno straniero, me compresa, sente la parola Italia pensa subito alla cultura, una cultura diffusa in ogni sua parte, da nord a sud. . Proprio per questa ragione credo sia prioritario in questo paese prestare particolare cura a quello che può essere considerato uno dei tesori più preziosi dell’intero pianeta. La cultura rappresenta per l’Italia una fonte di ricchezza non secondaria, è uno dei pilastri dell’economia e anche per questa ragione quello che per esempio è successo a Pompei con il crollo della Domus dei Gladiatori costituisce un allarme che non può essere ignorato. Nel gestire la crisi economica il governo dovrebbe considerare i ritorni in termini di reddito e di occupazione che questa risorsa è in grado di offrire.
Purtroppo il problema non è rappresentato solo dai tagli, ma anche dall’insensibilità al problema sempre più diffusa fra gli italiani . Scrive Beppe Severgnini nel suo libro La Testa degli Italiani : « Forse siamo assuefatti. Viviamo bagnomaria nella bellezza, e pensiamo di non dover comprare un biglietto per andarla a incontrare […] Abbiamo imparato ad apprezzare il genio nazionale formato esportazione: soprattutto quando coincide con un evento, una circostanza particolare, un’occasione che potremo vantare e citare.» Troppi sono coloro che all’esercizio della lettura e all’approfondimento critico preferiscono il subdolo mantra televisivo. Verrà un giorno in cui quell’oggetto diventato sempre più piatto negli anni lasci posto finalmente ai libri, al teatro, alla pratica del pensiero, alla riflessione? Abbiamo a che fare con un circolo vizioso: se la cultura non viene consumata avrà difficoltà a sopravvivere. Ancor di più in presenza di una politica insensibile al problema. 


Genevieve Gagnè
-30-
    

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