15.10.11

Canto del cuore

Anno 50 dell’ERA DEL BENE. Milioni di bandiere su tutti i balconi e milioni di manifesti a ricordare il cinquantesimo anniversario della scoperta scientifica che ha cambiato per sempre l’umanità: il vaccino contro il MALE.
 Da allora il mondo non è stato più lo stesso; non più soldati ed eserciti per guerre “giuste”, non più sfruttamento di popoli, donne, bambini, non più emarginati sociali. Non più prigioni, trasformate per sempre in musei dove proporre ai visitatori oggetti, testimonianze e istruttivi filmati sul terribile passato. Non più banche per finanziatori senza scrupoli, non più veleni, rifiuti radioattivi …tutto è perfetto ...nel BENE che tutto controlla.  Noi tutti viviamo in città a misura d’uomo, dove alberi e fiori invadono le strade, con case ecologiche dalle cui vetrate, bellissime, filtra luce “solare” e dalle quali penetrano profumi e suoni che nutrono l’anima. Scuole e Università sono ovunque e ovunque bambini e ragazzi “felici”  impegnano il proprio tempo a studiare, conoscere, imparare. Ma se provi, a volte, ad allontanarti dal centro, nelle periferie, ecco costruzioni perfette, ma con un nome antico e terribile “OSPEDALE”. E sì, perché il vaccino, simbolo del nuovo mondo, non ha sconfitto la malattia …e la morte.

E qui inizia…o finisce? La mia storia. Sono Isabel, ho vent’anni e oggi mia madre è morta proprio qui in questo modernissimo e efficientissimo OSPEDALE! E così mi ritrovo, da sola, con una sconosciuta emozione di cui mai nessuno mi aveva parlato: il DOLORE. Mi sento investita da sentimenti che proprio  BUONI non sono…ma come è possibile che simili sensazioni riescano a precedere nel mio cuore il pensiero? Mi rivedo bambina nella nostra casa piena di luce e di fiori; mi rivedo bambina naturalmente buona, accogliente, disponibile sempre, che cantavo secondo note e tempi dettati da altri, ma molto  amata. E’ forse questo grande amore ricevuto ogni giorno e tutto per me che mi spingeva a salire a volte sulle torri del mio castello? Lì lontana da tutti e sola con il cielo cantavo note nuove e tutte mie e scrivevo nelle nuvole  parole solo mie! Il tempo passava e con esso sentivo forte la sensazione che qualcosa  mi allontanasse dalle mie coetanee. Il tempo passava e così il mio canto, accompagnato da strani vortici nel cuore o erano ali di farfalle? Il tempo passava e l’amore indiscusso di mia madre, che ogni giorno abbracciava me e solo  me, era come  linfa per il mio crescere dentro, invisibile ai più, ma non a me. Ma ora che farò? Ormai sola, decido di tornare a casa. Tutto è uguale a ieri, ma diverso. Armadi, sedie, i vasi disposti con cura sulle mensole, i cuscini sui divani,  tutto perfetto e a misura d’uomo… ma non più per me..Quelle ali di farfalla le sento di nuovo vibrare nel mio  cuore e di nuovo  salgo sulla torre del mio castello…. Ed è qui che vedo, come per la prima volta, quella strana feritoia nel muro. Mi avvicino e dentro un libro….ma come!  Ormai da cinquant’anni i libri non si scrivono più. Non esistono più poeti, scrittori, le  librerie sono state trasformate in centri benessere per il corpo. Senza il MALE non servono poesie per nutrire lo spirito e confortare l’anima… il BENE tutto controlla e tutto guarisce! Lo prendo quasi con impazienza, so che è per me e solo per me. Sulla copertina, con cura rivestita con un foglio trasparente, si legge un po’ sbiadito, Ossi di seppia,  Eugenio Montale,  1925. Lo apro con un vortice dentro e trovo tra le prime pagine, un foglio scritto a mano. Riconosco la calligrafia di mia madre, semplice e un po’ infantile. “ Ciao Isabel, so che quando arriverà il momento troverai questo libro che ho custodito per te. Ma prima di farti travolgere dai versi a te del tutto sconosciuti, ma non al tuo cuore, devo confessarti un segreto che in questi anni ho nascosto a tutti, anche a tuo padre. Ho commesso un crimine ….ti ho sottratto alla vaccinazione obbligatoria contro il Male. Ma ti ho osservata mentre crescevi sotto i miei occhi, finalmente libera: felice e a volte cupa, buona e a volte dominata dalla rabbia, spensierata, ma sulle ali della tristezza. Ti ho osservata salire qui sulla torre e ho sentito il tuo canto…come era bello e coraggioso…. Ora so che ho agito per il meglio ed è questo il mio regalo, so che lo capirai, sarò con te sempre. La tua mamma”. E come guidata mi ritrovo a leggere i primi versi Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l'incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato. Bene non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina indifferenza: era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.     E ora tutto mi appare chiaro. Le ali di  farfalle nel mio cuore, il mio canto, le parole nelle nuvole. Ora il cielo  mi appare con colori nuovi, e così le stelle, che ormai invadono tutto, aprono squarci nel cielo, mostrandomi  mondi che da sempre conoscevo. Tutto è finito e tutto inizia. So finalmente ciò che ho sempre saputo: percorrerò anche io vie nuove, ma antiche, di un mondo dove IL BENE e IL MALE vivono insieme da sempre nel cuore di uomini e donne liberi. Un mondo dove possiamo, se lo vogliono, emergere dal BUIO per risalire la LUCE.

 Cristina Lay

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