10.10.11

L'attesa

15/05/2010

Quella sera Alida aveva indossato uno dei suoi vestiti migliori,
era da tempo che non si coccolava un pò, ultimamente la sua femminilità era come se si fosse sbiadita, come una luna in un pozzo troppo profondo per essere anche solo intravista.
Era convinta che col passare degli anni, quel viso un tempo nemmeno troppo bello, avesse una grazia tutta particolare, forse affascinante, e ora mentre si guardava allo specchio si vedeva troppo matura, ma era affezionata a quell’ immagine riflessa.
Come poteva anche solo prendersi il lusso di pentirsi di una scelta azzardata e ribelle, si chiedeva Alida quella sera….
Si affacciò alla finestra di quell’ elegante palazzo in pieno centro a Roma, la sera lentamente avanzava, era pazza di quella città, l’ aveva sempre amata, si era subito sentita a casa appena Alfredo, per la prima volta, l’ aveva portata a vivere li con lui, accogliendola in casa propria come se fosse una regina.

:- “ accidenti” ! esclamò Alida mentre cercava di truccare  quella  profonda ruga che oramai l’ accompagnava da troppi anni, non aveva nessuna intenzione di appianarsi nemmeno stasera, si perché lei ricordava benissimo il giorno in cui improvvisamente le spuntò quel segno indelebile sul viso, retaggio di una scelta antica, quella di non avere figli, mai.

La ruga le ricordava che  ora a 50 anni non poteva tornare indietro, non poteva avere  figli, nemmeno col pensiero, truccava cosi la sua mente, doppio strato di fondotinta, cosi la sua anima taceva e sprofondava nell’ oblio, si illudeva di avere dimenticato il giorno in cui Alfredo rimase in silenzio davanti a quella scelta non troppo femminile di restare solo una moglie, mai una madre.
Strati di trucco per coprire e dimenticare lo sguardo del marito, che comunque aveva accettato quella scelta cosi dura e determinata di Alida. L’ amore, il rispetto  e il lusso potevano bastare?

Alfredo quella sera sarebbe rientrato da un lungo viaggio di lavoro, ma avevano deciso ugualmente  di festeggiare quei 25 anni di vita assieme, festeggiare e ricordare, con il vestito migliore e uno champagne francese di ottima qualità, quello che bevvero assieme durante un viaggio in Francia anni addietro.
Ricordare per non dimenticare, infarcire  sapientemente e non arrivare mai a bruciare i pensieri,  condirli sempre con una buona salsa dolce, cosi da non inasprirsi mai le giornate senza quel bambino mai arrivato, era questa una delle ricette di Alida che aveva sempre condiviso con Alfredo, ogni giorno, togliersi ogni dubbio e dirsi sempre ogni cosa , nel bene e nel male…
Come una luna sgualcita quella decisone ogni tanto splendeva male, Alida aveva imparato che  stirarla era la cosa migliore, andare avanti, costi quel che costi, Alfredo avrebbe capito, come sempre.
Una buona ricetta per quella sera, Alida amava cucinare per Alfredo e per gli amici, innumerevoli che affollavano quella casa illuminata  a giorno anche in pieno inverno, avrebbe potuto permettersi tranquillamente una cuoca ma lei no, solo lei poteva cucinare per il suo Alfredo, metterci tutta la passione  e l’ amore che li legava, condimenti che lei sapientemente mescolava  assieme per il marito.
Lei,  unica cuoca e unica donna per lui, sempre e instancabilmente ogni giorno e ogni notte, tranne quando Alfredo, per ragioni lavorative stava spesso lontano da  lei e dalla sua Roma…







Due giorni prima

Alfredo quel giorno era partito all’ alba, Roma ancora dormiva, amava quella città a quell’ ora cosi insolita, dove il  rumore del traffico era ancora lontano e silenzioso…si era giusto fermato per comprarsi le sigarette… aveva percorso l’ autostrada  Roma Firenze ma non aveva tanta voglia di guidare,  metteva su un cd dei Muse e volava con loro, ma senza fretta… pensava alla sua casa di Roma sin troppo lussuosamente arredata, a lui infondo non gli fregava nulla di tutti quei mobili e quadri di gran pregio, per lui il vero sfarzo era tutt’ altra cosa, anche guidare senza fretta era un lusso che si permetteva ogni volta  che ne aveva voglia, lui era il suo stesso datore di lavoro e si sentiva libero cosi, fanculo giacca e cravatta…fanculo i soldi e gli amici di Alida e le sue fissazioni….era stanco di tutta quell’ apparenza, grazie  a Dio aveva quel lavoro che gli permetteva di stare spesso lontano da casa e da Roma…
Alfredo  cantava a squarciagola fra un sigaretta e l’ altra, quando viaggiava da solo urlava quelle canzoni, era stonato e non gli importava nulla di esserlo, anzi era quasi soddisfatto del fatto che avesse una voce stridente, quasi ne fosse orgoglioso….ma poi si ricomponeva e rideva di se stesso, rideva per non sentirsi troppo solo e disperato… tra poco sarebbe arrivato nella sua Firenze, in quella città trovava sempre un pò di felicità, li solo trovava una dimensione quasi normale dell’ essere  felice e disperato assieme, un mix di sensazioni che oramai lo tenevano legato a quella città da più di 20 anni…
‘’Oh Irene, che farai oggi? Come ti sarai vestita questa mattina? E che pensieri avrai in testa? Sarai forse un po’ adirata con me, vero? L’ ultima volta che ci siamo visti siamo andati a mangiare in quel fast food, lo hai scelto tu, a me non piaceva tanto l’ idea ma ti volevo far felice, i tuoi occhi erano cosi disperatamente spenti quel giorno, amore mio…e il tuo fidanzato? Dove lo hai trovato uno cosi? Sembra  sempre incazzato col mondo, sembra sempre fumato o drogato o chissà cosa…sei davvero felice con lui? Avrete già fatto l’ amore?
L’ ultima volta avevi  la maglietta che ti ho regalato io, ho intravisto il tatuaggio che ti sei fatta fare sulla pancia, mi è sembrato un angelo, ma ho fatto finta di niente, non mi interessava piazzarti un casino per un tatuaggio, avevi un odore strano Irene, un odore che ancora non riesco a capire, come di sconfitta, come di donna- ragazza affranta, come di cucciolo di cane già  infettato dalla vita, no cosi presto no,  Irene scappa!’’ Pensò Alfredo mentre componeva il suo numero, irraggiungibile.

15/05/2010 



Quella mattina i pensieri  si affacciarono disordinatamente nella testa di Alida,  negli occhi e nelle mani.
Alida voleva ricordare quei venticinque anni di vita assieme con quell’ uomo bellissimo, aveva voglia di sigillare quell’ anniversario nella sua mente, cosi facendo, era convinta di fare la cosa giusta nei confronti della loro sacra e meravigliosa unione.
 Molte volte si era domandata come mai un uomo cosi bello avesse scelto proprio lei…
.Quando si conobbero, ad una festa sui colli Romani, Alfredo era circondato da donne bellissime ma scelse lei, anche per quelle  caviglie sottili ed eleganti, forse anche merito delle scarpe che Alida indossava quella sera… femminili, nere  avevano un tratto quasi infantile, lui è questo quello che vide, e gli piacque subito anche  il  suo sorriso, forte e bianchissimo che si aggiungeva a quella sua arrendevolezza di non essere una donna all’ altezza della sua bellezza,  era stanco Alfredo di tutte quelle avventure, Alida si mostrò già da subito una donna di buon gusto, molto educata capace di spiazzarlo con la sua spontaneità.
Nessuno dei due aveva intenzione di sposarsi ma già dai primi mesi si accorsero di essere un'unica cosa, e cosi decisero di sposarsi con  un entusiasmo senza inganni, la passione almeno per quei primi anni di matrimonio li accompagnò come un fuoco perenne che batteva su una pioggia incessante, quella della quotidianità.
L’ amore quanti volti ha?  Alida e Alfredo spesso parlavano di loro due, cercavano di mettersi a nudo il più possibile, ma questo era un gioco troppo pericoloso per essere giocato da due sposi acerbi e cosi trovarono un loro equilibrio, sapevano quando tacere e quando parlare apertamente, spogliasi e infilarsi nudi nella mente l’ una dell’ altro.

Il telefono di Irene era staccato, e i pensieri di Alfredo appesi ad un filo sottilissimo che stavano arrotolandosi in una matassa triste,  bisognava  fermarli.. un pensiero tirava l’ altro…… lei sapeva che oggi lui sarebbe stato a Firenze….
Parcheggiò l’ auto davanti ad un bar, scese per sgranchirsi le gambe e allungare la schiena, la camicia stropicciata , la cravatta buttata nei sedili posteriori, un bel caffè avrebbe alleviato i suoi pensieri, e poi aveva una gran voglia di prendersi un po’ di sole toscano,  Firenze era già piena di turisti e nelle vie era impossibile non riconoscerli, lui si sentiva un po’ fiorentino, forse perché in quella città aveva la sua Irene….
Fumava e cercava di non pensare, anzi doveva assolutamente comprare un regalo per l’ anniversario, dopo tutti quei regali lussuosi Alida apparentemente non aveva bisogno di nulla, pensò cosa regalarle, gli sfiorò l’ idea di non farle il regalo, ma lei… ci sarebbe restata malissimo, un bel libro, ecco cosa le avrebbe regalato…
Entrò nella libreria della piazza centrale, quando gli squillò il telefono, era Irene, usci dal negozio  a mani vuote, già si era dimenticato perché era li, la cosa importante ora era incontrarla.
Il parco era pieno di sole, le panchine quasi tutte occupate, Alfredo si lanciò sul prato, si tolse le scarpe, aveva bisogno di sentirsi libero, a piedi nudi, oh se lo avesse visto cosi Alida, forse nemmeno lo avrebbe riconosciuto! Ne era certo, anzi per un momento cercò di immaginare l’ espressione  che avrebbe fatto la moglie se lo avesse beccato cosi in desabillè, rise di un riso amaro, a Roma era un’ altra persona Alfredo Gerini, un uomo diventato chiuso e freddo, a tratti superficiale, ma quando scappava si sentiva libero e socievole, capace di amare ancora…..
Quando lo vide, Irene gli si buttò addosso e rideva di gusto, oggi sembrava serena.
‘’- dove lo hai lasciato lo zombie oggi’’ chiese Alfredo, ridendo  e abbracciandola, oggi aveva i jeans e una maglietta, lui le toccò il tatuaggio sulla pancia piatta e perfetta, lei lo guardò si capirono subito, lui era un po adirato per quel segno indelebile, lei divertita e contenta di rivederlo, ‘’ –dove mi porti oggi? Voglio andare in gran posto… e comunque lo zombie ha un nome’’!
Quanto amava la sua Irene!  più di ogni altra cosa e persona al mondo la amava perché gli aveva ridato speranza, lei lo aveva completato totalmente, e quella scelta no… non era stata di Alfredo, quindi lui si sentiva in diritto di godersi e coccolarsi quella ragazza, che male faceva infondo?
Irene era tutta sua di diritto e poi lei a Firenze non aveva nessuno a parte lo zombie, quindi doveva proteggerla dal mondo, e in qualche modo dal male…

Appena fuori Firenze trovarono un ristorante, si fermarono li , erano felici di rivedersi e chiacchierare un po’, Irene aveva bisogno di passare del tempo col padre, gli chiese di Alida, l’ aveva vista in fotografia,  non si erano mai incontrate, Irene non voleva rovinare la vita di Alfredo, lo amava troppo per comparire nel loro mondo  improvvisamente, era certa che  Alida sarebbe impazzita alla sola idea che Alfredo era stato con un’ altra donna e nonostante non avesse mai voluto un figlio, l’ idea che il suo Alfredo fosse un padre l’ avrebbe distrutta totalmente…Alfredo e Irene, carne della stessa carne, due cuori uniti profondamente da una colla potente, quella dell’ amore.
Colla forte, niente e nessuno avrebbe potuto intromettersi nella loro unione, e in fondo al proprio cuore Alfredo non aveva mai perdonato Alida di non avere voluto un figlio, e cosi quando la madre di Irene gli disse che aspettava un figlio lui gioì come non gli capitava da tempo, lentamente si staccò da Alida e lei nemmeno se ne rese conto,era chiusa nel suo egoismo, unica traccia di quella mancata maternità quella ruga profonda che li separò per sempre.
Alfredo non amò mai la madre di Irene, e lei non gli proibì mai di vedere la figlia, e sul punto di morte fece promettere ad Alfredo che si sarebbe sempre preso cura di lei, cosi appena possibile scappava a Firenze per abbracciarla.
Irene viveva in un monolocale, quella casa rispecchiava il suo carattere, forte e ribelle, Alfredo si commosse quando vide una loro foto scattata di recente, quella casa parlava tanto di lui, di loro due immersi nel loro rapporto unico e verissimo. Era stata Irene a far conoscere i’’ Muse’’ ad Alfredo, quanto si assomigliavano padre e figlia, quanto erano simili, cosi vicini nell’ anima, cosi lontani fisicamente. L’ amore va oltre le distanze, copre ogni colpa e dimentica ogni debolezza….
Era grato alla vita per avere Irene, era colore in quel grigiore, serenità in quell’ apatia.



15/05/2010

Per la cena di quella sera Alida volle mescolare sapientemente tutta la sua conoscenza culinaria alla sacralità della loro unione, cucina e amore, condimenti e passione ancora una volta uniti, anche se meno coloriti e gustosi di un tempo…
In cucina ogni cosa era al suo posto, niente macchie,  tutto  asettico e imbevuto di un odore di pulizia profonda, li si sentiva al sicuro, dove nulla doveva guastarsi, anche se la quotidianità aveva in un certo senso alterato la freschezza delle cose… il loro matrimonio era la prima e unica cosa importante e niente e nessuno aveva un unione cosi aperta e   sincera,  era convintissima che anche  per Alfredo fosse la stessa cosa…

- soupe à l’ oignon o quiche lorainne? Certo sono due piatti diversi fra loro….potrei anche aggiungere i pomodori al roquefort…..intanto preparo una bèchamel, qualcosa di strepitoso per stasera, …..le uova alla coque no…..- pensò Alida mentre le ritornarono in mente tutti i viaggi che fecero in quegli ultimi anni, a Parigi l’ ultima volta mangiarono un ottimo baccalà al camembert…..Alfredo era cosi stanco, ma parlarono per ore, si rituffarono nei lunghi discorsi e sentiva di amare alla follia quell’ uomo cosi profondo e sincero, era sempre il suo marito perfetto e  a portata di mano..
- e i dolci? Vediamo un po’, una bella crème brulèe è ciò che ci vuole- cosi Alida confezionò quella cena certa che Alfredo l’ avrebbe apprezzata.
- Chissà che sorpresa mi farà….il regalo per l’ anniversario è importante..chissà quando vedrà il mio… Alfredo mi conosce benissimo, sa che ci tengo tanto- pensò nel mentre che cucinava…
Preparò la tavola con gran cura, mise uno dei suoi servizi di piatti migliori, e cercò di rilassarsi prima di quella che doveva essere una serata indimenticabile.
Chiuse gli occhi, e i ricordi di quegli ultimi anni le tornarono in mente….
Alfredo  le era  stato accanto, lei si era sempre sentita sostenuta e ammirata da lui, le loro giornate in tutti quegli anni erano trascorse serene, forse lui un po’ troppo assorbito dal lavoro ma cercarono di organizzare la loro vita senza inciampi e se per caso ne fosse capitato qualcuno si sarebbe affrontato assieme, senza grossi problemi ne paure…
Certo di differenze tra loro ce n’erano sempre state, caratterialmente erano diversi,  venticinque anni felici, Alfredo non solo era stato un marito ma anche un amico sincero, con cui condividere tutto…


Alida per quella sera ritrovò la sua femminilità, era un pò nascosta in quella ruga, era felice e aspettava il suo Alfredo, la cena era pronta, tutto come lei desiderava.
Alla porta due agenti della polizia chiesero di Alfredo Gerini, machisietecosavolete?
‘’ si abita qui, io sono la moglie, è successo qualcosa?’’
‘’ ci possiamo accomodare signora?’’
‘’ certo, ma’’…
‘’ signora Gerini, suo marito è in casa’’?
‘’ no, perché, che succede’’?
‘’Signora….. ci dispiace comunicarle che …..vede stamane hanno trovato la figlia di suo marito morta, a Firenze’’….
‘’ figlia? ma che figlia, c’è un errore, noi non abbiamo figli , ma cosa mi dite’’?
‘’  Signora…vede Alfredo Gerini aveva una figlia, ci dispiace… dobbiamo parlare con suo marito’’’’
‘’ qui c’è un grosso errore, figlia? ‘’
In quel momento sul display del telefono di Alida comparve il nome ‘’ Alfredo’’ Alida guardò gli agenti, rispose a quella chiamata come se fosse la prima volta che sentiva la voce di suo marito.

Natalina Foddai

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