4.12.11

Le ceneri di Gramsci

“Le ceneri di Gramsci” sono da lungo tempo uno dei miei libri da comodino. Quei libri di cui la sera, prima di dormire, mi piace spesso rileggere qualche verso.
Vorrei condividere con voi un passo bellissimo dove, a mio parere, Ideologia e Estetica trovano una sintesi superba, fa parte, appunto, del poemetto che da il titolo alla raccolta:

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Tu giovane, in quel maggio in cui l’errore
era ancora vita, in quel maggio italiano
che alla vita aggiungeva almeno ardore,

quanto meno sventato e impuramente sano
dei nostri padri – non padre, ma umile
fratello – già con la tua magra mano

delineavi l’ideale che illumina
(ma non per noi: tu, morto, e noi
morti ugualmente, con te, nell’umido

giardino) questo silenzio.
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È bellissimo e incalzante il gioco delle incidentali concatenate e annidiate che culmina con questo silenzio retto dal distante  l’ideale che illumina. Ritengo che sia uno dei passaggi più belli della poesia civile italiana. La tenerezza e l’amore con cui Pasolini parla di Gramsci è commovente e si risolve pessimisticamente (…e noi / morti ugualmente con te...) per finire con: questo silenzio che denuncia lo sconforto e il senso di fallimento delle speranze in una società nuova che non si è realizzata e che Pasolini vedrà ulteriormente degradarsi nel corso dei decenni successivi.

Riccardo Mansani

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