22.1.12

Metterò radici


Questa terra è dura, un leggero strato di sabbia dai grossi granelli,sassi e roccia frammentata. Tra le fessure, lentamente, con uno sforzo continuo e tenace, le radici si fanno largo mentre la flessibile pianticella apre gli occhi al mondo che le appare intorno sempre più ampio via via che la sua altezza cresce.
     La vita a bordo della grande nave scorreva in tutta la normalità consentita dall’organizzazione frenetica della crociera, dal desiderio di godere per intero di quel divertimento tanto atteso e per molti strappato con qualche sacrificio ai tempi pericolosi dell’economia.Le luci si accendevano sempre più brillanti nel crepuscolo che avanzava e preparavano gli intrattenimenti della notte. Ma l’imprevisto, che ordisce le sue trame anche nella più anonima delle stanze, stava per tendere un agguato. Un rumore sordo salì dalle profondità dello scafo e con esso iniziò a stendersi il velo oscuro della paura.
     Intorno alla piccola pianta cuscini verdi dalle minuscole foglie si addossano gli uni agli altri per proteggersi dal vento che soffia dal mare. Rocce gialle e rossicce, levigate e aguzze, addolcite dai flutti o non ancora domate dal vento, si stendono a ridosso della spiaggia e raccolgono piccoli bacini dove le onde si agitano seguendo certo un loro progetto.
Il velo si era fatto più fitto come il buio intorno, ora che le luci si erano spente.« La situazione è sotto controllo, mantenete la calma!», diceva una voce di metallo che si diffondeva nelle sale da pranzo, nelle palestre, lungo i ponti, in tutti i meandri di quel grosso elegante edificio marino. Ma la paura si era fatta interrogativi, dubbi e infine grida e pianti di bambini. Con la sua livrea immacolata di onesto servitore ai tavoli, Osvaldo si trovava non solo a condividere lo smarrimento sempre più accorato dei suoi ospiti, ma anche, per quel poco di famigliarità con la nave che la sua uniforme suggeriva, a rispondere a domande che erano richieste di spiegazione e di aiuto.
I teneri rami della pianticella si distendono e un lieve tremito di timore e di sorpresa raggiunge le giovani foglie. Una qualche forza si impadronisce di lei, come una linfa primaverile in quella stagione ormai matura che si orienta verso l’autunno.
Era un uomo di terra, un contadino, Osvaldo. Aveva lasciato qualche anno prima i campi asciutti della sua terra per quel lavoro di cameriere che, di contratto in contratto, lo aveva portato sulla grande nave. Tuttavia chiuse in sé le sue incertezze dinanzi alle sollecitazioni sempre più pressanti. Pian piano la sua mente prese ad organizzare la sua esperienza di percorsi di servizio, raccolse intorno a sé quelli che poté raggiungere con la sua sola voce nel buio rischiarato dalle fioche luci di emergenza e dei cellulari, invitò alla calma ed incoraggiò, li condusse verso luoghi che sapeva più rassicuranti. Ancora non pensava a vie di fuga.
La giovane pianta sente l’ebbrezza dell’ascensione verso un’altezza che la porta nettamente al di sopra della vegetazione che la circonda e che le invia aromi come di saluto.
Osvaldo raggiunse col suo gruppo, che si era ingrossato lungo il cammino di altre persone frastornate, il punto di raccolta sul ponte ed ebbe paura di non riuscire a nascondere il suo smarrimento. Di fronte alla marea vociante la mente lo portò alla marea oscura che si delineava oltre la fiancata ferita della nave. Con una voce che non riconosceva come sua incoraggiò ad indossare i giubbotti di salvataggio e, calate le scialuppe, guidò e spinse sulle imbarcazioni, ma il numero dei naufraghi sembrava non diminuire.
Là, a pochi metri dalla spiaggia, il giovane albero guarda con qualche stupore e fierezza la fresca corteccia tra il grigio e il bruno su cui poggia la sua chioma ormai folta.
La tensione emotiva che aveva sorretto Osvaldo lo abbandonò in balìa della stanchezza. Si lasciò cadere nella lancia sotto di lui. La vista gli si annebbiò nel salto e scivolò dalla fiancata nelle onde. « Se verrò fuori da questi marosi, se riuscirò a toccare l terra –  oh Signore aiutami – metterò radici.».
Nella pienezza del giorno la giovane pianta, ben salda sulla terra, ha improvvisamente consapevolezza di essere un pino domestico e se ne compiace.
Rita Di Mattia 


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