16.2.12

Vita ordinaria di Gregor Samsa



La verità è l’essenza di ogni preambolo, il quale custodisce tutte le indicazioni per un futuro improbabile.
Mi spiego: il mio futuro, di personaggio ormai celebre, è nelle mani del suo inventore, un certo Kafka, tisico e sentimentale, pragmatico e puntiglioso con i suoi personaggi che seguono con affanno le sue evoluzioni, per primo io stesso, libero di dire ciò che mi pare e poi i miei genitori con il loro palpabile disgusto per il mio aspetto fisico.
Mia madre, magra e collerica mi chiamava Gregoruccio, il mio aspetto infantile non era dissimile da questo attuale. Lei era a conoscenza del mio aspetto in quanto ero stato espulso dal suo ventre piatto: un essere, una creatura, le cui dimensioni nel lungo periodo della crescita avevano creato scandalo e il rifiuto di una condizione incompatibile, oltre la soglia della vergogna.

Io, Gregor, ero un soggetto politico estraneo al progresso di una famiglia civile in una società corrotta dal conformismo.
Parrebbe che soltanto Grete, a me sorella, esile e arrivista, di una bellezza scialba, con un linguaggio senza tenerezza di parole e luoghi comuni, stava dalla mia parte per proteggermi, nutrirmi e nascondermi in uno dei numerosi scantinati sui quali poggiavano le fondamenta di una casa, in parte mia, dalla quale ero stato escluso.
Ma Grete trova l’impiego e forse un buon partito.
Ora, è evidente che anche per lei io sono un ostacolo per cui senza far vedere, si associa alla decisione della famiglia di eliminarmi, poiché l’anomalia è inaccettabile e io sono un individuo senza qualità.
Perciò sono stato chiuso in una stanza spoglia di qualunque riferimento, sebbene, a loro insaputa, possegga le chiavi della porta.
Essi attendono il momento propizio per buttarmi nello stordimento dei cumuli di spazzatura creati dai miei escrementi.
Mi sono arreso alla peggiore soluzione, un’estrema difesa.
Essi dormono sereni, inermi, consapevoli della decisione da mettere in atto il giorno 24.
All’usciere capo ho confessato l’acquisto di un badile e di aver ammucchiato i miei escrementi intorno alla casa, sule tetto della quale con una pala meccanica ho riversato tutto il mio esecrabile odio: essi, per prima Grete ignuda e tremante, si sono svegliati sotto la sepoltura dei miei escrementi e l’orrore li ha soffocati senza il consenso della mia pietà di essere umano con una diversa identità.

Leggete, vi prego, le locandine listate a nero agli incroci della città insonne.

GREGOR SAMSA E’ L’ASSASSINO!
      


Luigi Pes

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